giovedì 26 ottobre 2017

UN PRIMO BILANCIO DEL TERZO SALONE DELL’AUTO

Torino, 16 giugno 2017

Alla Sindaca Chiara Appendino
All’Assessore all’Ambiente e al Verde
All’Assessora ai Trasporti
Ai Gruppi Consiliari
Al Presidente della VI Commissione
Agli organi di Informazione

UN PRIMO BILANCIO DEL III SALONE DELL’AUTO

Mentre pochi e sparuti operai si aggirano nel fine settimana tra le pedane del Salone dell’Auto, conclusosi lo scorso 11 giugno, procedendo al rallentatore allo smontaggio, che durerà come minimo ancora qualche giorno, occupando i viali del parco del Valentino, è opportuno stilare un primo bilancio degli “effetti collaterali” della manifestazione, ormai alla sua terza edizione. Ribadiamo la nostra totale contrarietà all’occupazione prolungata del parco per iniziative fieristiche e commerciali, e ancor più motoristiche, a maggior ragione dal momento che è stata evidenziata in occasione delle  discussioni sul Salone del Libro la clausola per cui Lingotto Fiere deve dare la disponibilità gratuita
dei suoi spazi alla Città di Torino per ben 50 giorni all’anno, in base alla Convenzione vigente, utilizzata solo in parte.

Evidenziamo alcuni aspetti critici, connessi peraltro con il totale snaturamento di un parco pubblico di valenza storica per iniziative “multitudinarie” di carattere commerciale:

1) Ci sembra veramente risibile la vantata “compensazione ambientale” pari a 5.000 Euro a fronte dell’incremento dei volumi di traffico indotti, delle code in corso Massimo d’Azeglio, nel sottopasso di corso Bramante, in corso Vittorio, e nelle aree limitrofe, con migliaia di auto alla ricerca di  parcheggi inesistenti, per di più in coincidenza con la chiusura del parcheggio interrato del V  Padiglione messo a disposizione gratuita degli organizzatori; a ciò aggiungiamo nel resto della città i rally, le sfilate di auto d’epoca, i raduni motoristici, il Gran Premio Parco Valentino che ha invaso la città fino alla Palazzina di Stupinigi, perfino Motorsport a Villa della Regina, e il blocco della viabilità ordinaria in ampie zone del centro. Al contempo il cortile del Castello del Valentino, liberato dalle auto in un recente passato, diveniva grande area espositiva della Volvo.

2) All’interno degli spazi del Salone dell’Auto non vi è stato il più piccolo tentativo di promuovere la Raccolta Differenziata, tutto è stato versato promiscuamente negli stessi contenitori: vetro, metallo, plastica, carta, legno, organico.

3) La totale promiscuità tra stand commerciali (dal CRAI al Torino Outlet) e stand espositivi, e lo squallore delle bancarelle del cosiddetto “Street Food” su corso Massimo d’Azeglio, colla mescolanza del puzzo di frittura e carne alla brace con il profumo dei tigli in fiore.

4) Lo stazionamento, per tutta la durata della manifestazione, di un gigantesco TIR in viale Virgilio accanto al Laghetto delle Anatre, ai piedi del Giardino Roccioso.

5) La retorica esaltazione della “Grande Bellezza” mentre si inibiva di fatto la frequentazione pubblica di un grande parco storico, proponendolo addirittura come modello (“Sono questi i nuovi Saloni”), cosa che lascia supporre da parte degli organizzatori e da parte dell’Amministrazione Comunale di voler perpetuare ed intensificare tale modello a nostro parere devastante.

6) La distorta associazione tra “mobilità sostenibile”, grazie a qualche auto elettrica collocata o pubblicizzata nel parco, e il Salone dell’Auto, mentre grida vendetta un’altra assurda iniziativa per cui i ciclisti che percorrevano la Ciclovia del Po (Progetto VenTo) venivano accolti sabato scorso in piazza San Carlo dagli stessi organizzatori del Salone dell’Auto.

7) Venerdì notte vi è stato pure un incidente mortale, quasi sottotaciuto, tra via Petrarca e corso Massimo d’Azeglio, in coincidenza con i “test drive”, il che dimostra l’inopportunità della scelta dei luoghi.

Queste, e tante altre contraddizioni e scelte insensate dovrebbero indurre a serie riflessioni per il futuro, così come non può essere accettato il principio per cui gli stessi organizzatori del Salone dell’Auto ”autocertificano” l’affluenza del pubblico, incrementando di anno in anno il numero dei visitatori dichiarati (oltre 700.000!) senza nessun elemento oggettivo di riscontro che non sia il  osiddetto “spannometro”, in una manifestazione a cielo aperto dotata di almeno 4 ingressi “ufficiali” più tanti altri non controllabili.

Per il Coordinamento
Emilio Soave
Franca Elise


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