Alla Sindaca, Chiara Appendino
Al Vicesindaco, Guido Montanari
All’Assessora all’Ambiente e al Verde, Stefania Giannuzzi
Al Presidente della VI Commissione, Federico Mensio
Al Presidente Circoscrizione 7, Luca Deri
No alla privatizzazione, per un uso pubblico e controllato del Parco
Il terreno in questione trasmesso formalmente dal Demanio militare alla Città di Torino con atto del 18 novembre 2015, seguito da una delibera del Consiglio Comunale del 21 dicembre 2015, dopo anni di non utilizzo è stato inserito nel cosiddetto ‘federalismo demaniale’.
Si tratta di un’area quasi intatta come piccola riserva di naturalità e biodiversità, compresa in una Riserva Naturale Speciale inclusa nelle aree protette del Parco del Po Torinese (ora Collina-Po) e nella Rete Natura 2000, oggetto della Direttiva Habitat e per di più in fascia di pertinenza fluviale a forte rischio idrogeologico.
Per queste sue caratteristiche, il Coordinamento per la tutela del verde condivide le proposte di associazioni di tutela ambientale, comitati locali e cittadini, a diverso titolo interessati alla salvaguardia dell’ex-Galoppatoio, alla sua sottrazione ad appetiti privati ed alla sua apertura al pubblico.
2. abbattere gli edifici corrispondenti alle vecchie stalle e degli altri edifici utilizzati per le attività dell’ex-Poligono di Tiro (e poi Galoppatoio) -a carico dell’Amministrazione Comunale-salvo il piccolo edificio in mattoni che potrebbe essere recuperato come una sorta di “Centro Visite. Per tale edificio dovrebbe naturalmente essere fatto un bando di evidenza pubblica ai fini del suo recupero, ed essere utilizzato di concerto con l’Ente Parco.
3. abbattere la recinzione di tutta la parte prativa che veniva utilizzata per i concorsi ippici, sul fronte di via Federico Nietsche, lasciando alcuni elementi di “arredo” come nel resto del parco; inibire ogni accesso veicolare, salvo i mezzi di servizio.
4. collocare di una recinzione “leggera” più arretrata, a tutela di una sorta di area di “transizione", con vegetazione arborea ed arbustiva, a fruizione “controllata”, da tutelare anche ai fini della sicurezza e dagli usi impropri (bivacchi, accensione di fuochi, dormitori, etc.), previo un intervento da parte del Servizio Gestione Verde per la semplice pulizia e verifica di stabilità degli alberi di alto fusto.
I costi attuali per l’Amministrazione sono riassumibili nell’abbattimento di buona parte degli edifici e relativa bonifica (si è accertato che gli edifici esistenti non sono oggetto di tutela), collocazione di alcune recinzioni a tutela della “zona di transizione” e soprattutto della zona di “protezione speciale”, e la eventuale messa in sicurezza di alcuni alberi. La manutenzione della parte prativa antistante può essere effettuata con gli stessi criteri del resto del parco del Meisino, incluso il “pascolamento” ove non sussistano alternative.
Per il finanziamento la Città potrebbe per esempio tentare di accedere a fondi comunitari e ministeriali: come la finalità della rinaturalizzazione, la tutela dell’area di pregio, il fatto che l’area sia non distante dal percorso della ciclovia Ven-To.
Oggetto di una specifica Convenzione (attraverso un bando) potrebbe poi essere la gestione di attività
didattiche e di accompagnamenti naturalistici, che potrebbe abbinarsi (una volta conclusi gli abbattimenti degli edifici inutili e pericolanti) alla gestione di un Centro Visite nell’edificio in mattoni di cui occorre valutare il mantenimento.
Per il Coordinamento
Maria Cariota
Franca Elise
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