mercoledì 7 gennaio 2015

Parco Michelotti: i nostri dubbi sulla “Valorizzazione” Lettera aperta all’Assessore Enzo Lavolta, al Presidente della Sesta Commissione Maurizio Trombotto e ai Consiglieri comunali




Dopo un primo passaggio in Commissione Consiliare, seguito da un sopralluogo e da un’ulteriore discussione in Commissione, ritorna ora per la sua approvazione la proposta di delibera che dovrebbe attivare la “procedura di concessione per valorizzazione” del Parco Michelotti, cui farà seguito un bando per l’assegnazione dell’area.
Come Coordinamento di Associazioni e Comitati che hanno a cuore la tutela del verde pubblico nella nostra città desideriamo esprimere i nostri dubbi sulla procedura avviata. La materia ci pare particolarmente delicata sia per l’importanza del parco Michelotti nel sistema dei parchi cittadini, sia perché è la prima volta che si propone di dare in concessione trentennale un’area così ampia per “valorizzarla”. Non basta il richiamo alle difficoltà manutentive a alla scarsezza di risorse del Settore Verde Pubblico Gestione per giustificare una concessione di lungo periodo dai contenuti vaghi e indefiniti
Fin da quando fu chiuso il vecchio Zoo è rimasta incerta la sorte di questo parco. Per oltre 15 anni si è postulata la necessità di arrivare ad un progetto unitario e ad una gestione integrata di tutta quest’area, di oltre 32.000 mq., impegno recepito anche nel provvedimento di variazione al PRG approvata il 26 settembre 2005 per l’edificio denominato Acquario-Rettilario. Malauguratamente, malgrado questo impegno, veniva rilasciata una concessione ventennale nel 2006 per l’area cosiddetta dell’Ippopotamo (per cui non è stato ancora definito l’esito di un ricorso al TAR), e una concessione quindicennale per quest’ultimo edificio alla Fondazione Teatro Piemonte Europa per un progetto mai decollato. Al contempo, come sappiamo, incombe sull’area l’intervento per la costruzione di una Centrale Idroelettrica in corrispondenza della Diga Michelotti, che comprometterebbe la parte Sud del parco con un canale derivatore, l’edificio della Centrale e intaccherebbe pure l’alberata storica. Per quest’ultimo intervento aspettiamo ancora un “ravvedimento operoso” che lo ripensi coraggiosamente o comunque lo ridimensioni in modo sostenibile.
Ma allora ci pare che prima di procedere ad una “concessione per valorizzazione” della parte di parco attualmente libera da gravami, che rinvia ad un perimetro ancora del tutto virtuale, si faccia chiarezza, anziché correre il rischio di un’ulteriore parcellizzazione del parco. Tra gli elementi che vanno posti in chiaro, va evidenziato che il solo edificio regolarmente censito (e peraltro tutelato) è quello del complesso Acquario-Rettilario (superficie coperta 1.200 mq.), che andrebbe valorizzato con un recupero adeguato, mentre nella delibera oggi proposta al Consiglio si accenna alla possibilità di “costruzione di nuovi volumi”, che comporterebbero peraltro il soddisfacimento di fabbisogni standard per parcheggi pertinenziali. In un’area a parco, riaperta al pubblico nel 1996 e presentata come prima realizzazione del progetto Torino Città d’Acque, per di più in un ambito di tutela storica e paesaggistica di competenza statale, ci pare impensabile andare a costruire nuovi volumi, mentre prioritaria dovrebbe essere la demolizione di tante strutture precarie, reliquati dell’ex-Zoo, come gabbie, vasche, recinzioni, staccionate, baracche e tettoie, che costituiscono solo testimonianza del vecchio Zoo, chiuso nel 1987 in quanto luogo di imprigionamento e sofferenza degli animali ivi ospitati, e inoltre elementi di rischio per la stessa fruizione e sicurezza del parco.
Le delibera proposta fa riferimento a delle “linee guida” che dovrebbero ispirare il futuro bando, definite in termini di totale genericità e vaghezza, lasciando di fatto “carta bianca” ad un eventuale aggiudicatario.
Considerato che da circa 15 anni i diversi uffici dell’Amministrazione Comunale, di cui il Verde Pubblico avrebbe dovuto assumere il coordinamento, hanno lavorato alle linee guida di un bando per la gestione complessiva dell’area, sempre rinviato, occorre oggi definire le effettive priorità dell’Amministrazione, che non snaturino il ruolo del parco. Ci permettiamo a questo punto di ricordare alcune priorità, giacché sono da tempo state individuate, e vanno quindi espressamente citate in un atto deliberativo, demandando poi ad eventuali concorrenti la definizione di un progetto vero e proprio:
1)      Recuperare la visione del paesaggio fluviale, con apertura di accessi pubblici alla sponda, ed eliminazione di barriere architettoniche e ostruzioni visive;
2)      Garantire la fruibilità pubblica del parco e la sua percorribilità interna, eliminando inutili barriere, fatta salva la Biblioteca Geisser con le sue adiacenze, nucleo meritevole di ulteriore valorizzazione;
3)      Tutelare le alberate storiche, ovvero sia i filari di platani secolari sia di Ginko Biloba, ed evitare inutili pavimentazioni ed impermeabilizzazioni dei suoli, come avvenuto nell’area denominata “L’Ippopotamo”;
4)      Privilegiare la pulizia dell’area con le demolizioni di inutili strutture, escludendo a priori nuovi volumi edificati, esclusi dalle norme vigenti (il parco non può “generare” nuova SLP);
5)      Individuare per il parco nel suo complesso una vocazione unitaria, che dovrebbe privilegiare attività educative, ludiche, didattiche, ambientali rivolte soprattutto alla conoscenza dell’ambiente fluviale (non va dimenticato che più volte il parco ha ospitato attività espositive, come la prima Mostra dei progetti di Torino Città d’Acque, mostre fotografiche documentanti l’ambiente fluviale, una mostra allestita nel 2006 dal Parco del Po Torinese, le varie iniziative organizzate da Experimenta, da “A come Ambiente”, etc. etc.).
6)      Eventuali attività di intrattenimento teatrali, musicali (a basso impatto acustico) e di ristorazione devono essere funzionali alla fruizione del parco, senza snaturarlo, e trovando un dialogo col quartiere di Borgo Po che su di esso si affaccia, pur con la grossa cesura costituita da corso Casale, del quale dovrebbero essere migliorati gli attraversamenti pedonali.
7)      Rinviare la formulazione di un bando all’indicazione preventiva di indirizzi vincolanti di preminente interesse pubblico, dopo l’assunzione di una delibera di indirizzo con elementi di chiarezza circa l’effettiva disponibilità delle aree.
8)      Impostare un futuro bando indicando tra gli elementi fondanti di un’aggiudicazione non tanto “la miglior offerta economica”, quanto la miglior qualità progettuale.
9)      Rivedere il progetto della Centrale Idroelettrica in corrispondenza della Diga Michelotti evitando qualsiasi “sventramento” della parte Sud del parco e la costruzione di nuovi volumi emergenti.
Sulla base di tali considerazioni chiediamo quindi un ripensamento della delibera prima di una approvazione che non riveste alcun carattere di urgenza.
 
                                                                                             Per il Coordinamento
                                                                        Antonella Visintin                  Emilio Soave

                                                                 


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